Ai piedi dell’altare delle Surie Willie Nile e Marco Limido chiudono la prima manche del CSRRF 2013 restando per un’ora e mezza sospesi tra l’energia del r’n'r e l’atmosfera rarefatta della chiesa di campagna, davanti a un pubblico rapito. E alla fine i ruoli si confondono, col parroco sul palco e Nile sul pulpito.
Ci sono situazioni per descrivere le quali, meglio di qualunque aggettivo, servono le impressioni. Le sensazioni a pelle.
E affacciandosi a quel palco così insolito, nella chiesa alta e grande di una frazione piccolissima e vuota sperduta nella campagna delle Langhe, davanti a un pubblico insolito che di più non si potrebbe, e oltretutto all’ombra della montagna che ha fatto da modello a un logo very american come quello della Paramount, Willie Nile e Marco Limido hanno subito avvertito di trovarsi in un contesto anomalo. Carico di energia e di curiosità, di attesa un po’ timorosa, di slancio e di suspence. Di lieviti non individuati.
E siccome una delle grandi qualità di Willie è quella di essere un performer consumato, che però ha la capacità di non perdere mai di vista il feeling e le valenze di chi ha di fronte, in quell’atmosfera strana lui ci si è buttato a capofitto.
Non solo mescolando subito i toni e e gli umori, alcuni classici (“Sing me a song“) e un po’ delle nuove canzoni destinate a essere pubblicate sull’imminente “American ride” (come l’arrabbiata “Holy war” e l’intensa “She got my heart“, con cui ha chiuso lo show), ma addirittura contaminando sacro e profano, tra le citazioni evangeliche di “Bread alone” e quelle roots di “Not fade away“, in una sequenza sapiente che è riuscita a non far mai cadere la tensione emotiva. Sebbene solo una minima parte del pubblico fosse, per estrazione ed anagrafe, quella tipica del concerto rock.
Ne è venuta fuori un’esibizione fuori dalle righe, con Willie che, esortato dal parroco, si arrampica sul pulpito e affida alla chitarra una brevissima rock-omelia, dialoga con le prime file, gioca e scherza riuscendo però a toccare anche punte altissime di intensità e di emozione.
Ci ha messo del proprio, va detto, Marco Limido, il quale oltre a una gran tecnica ha sfoggiato una perfetta integrazione stilistica con il front man, anche in quei pezzi che, per armonia, si pensava potessero essere ardui da affrontare per un musicista dalle profonde radici blues come Limido. Il chitarrista di Arluno ha invece superato la prova, restituendo perfino a un brano difficile, cupo e tagliente, molto lontano dallo spirito black, come il classico di Jim Carroll “People who died“, la necessaria abrasività e il suono secco da NY poetry. E cesellando da par suo gli abbellimenti strumentali di ballate intime come “Road to Calvary” o la straordinaria “Love is a train“.
E dopo il concerto tutti, ma proprio tutti – cioè pubblico incluso – a cena nell’ex scuola elementare delle Surie, ospiti di Clavesana e del Dolcetto, per chiudere in gloria la sessione invernale del Crete Senesi Random Rock Festival 2013.
Quanto al futuro: STAY TUNED!
Ecco la scaletta dei pezzi suonati da Nile & Limido:
1) Run
2) Sing me a song
3) Holy war
4) Bread alone
5) Innocent ones
6) Not fade away
7) Love is a train
8) House of 1000 guitars
9) Road to calvary
10) Champs Elysees
11) People who died
12) One guitar
13) Wanna be sedated
14) She got my heart.